Online sul Flauto di Pan la recensione di Miriam Mastrovito della novella 'Suprême - Il Circo delle Meraviglie di Caleb Battiago, disponibile in edizione cartacea e digitale su Amazon. Acquista la tua copia
Dalla recensione: (...) È uno spettacolo osceno, estremo, disturbante ad accoglierci fra le pagine di questa novella; una carrellata di creature grottesche e orripilanti, che spaziano dalla più tradizionale Donna Barbuta a fenomeni da baraccone più avanguardistici, come una Donna Cannone che pesa ben duemila chili, un Uomo Forzuto capace di spezzare catene di matalluminio, un Clown a due teste. Quando lo show inizia, ci si sente ipnotizzati da tanta orribile varietà, letteralmente incollati alle immagini che ci scorrono davanti costringendoci a strabuzzare gli occhi, sebbene una vocina in sottofondo ci suggerisca di distogliere lo sguardo. E si rimane lì, come voyeur, presi nel turbine di uno show meraviglioso nella sua nefandezza. Tuttavia Suprême non è solo questo, in verità è un condensato narrativo di emozioni, citazioni colte, rimandi che scavano la carne a arrivano a toccare l’anima.(...) Ogni capitolo ci mostra un quadro che ritrae di volta in volta personaggi diversi. Ad accomunarli è il circo perché tutti, seppure attraverso strade diverse, arrivano al Suprême, ma vi è anche un altro fil rouge a tenerli insieme (o a mandarli alla deriva): con il dolore degli emarginati, dei diversi costretti a darsi in pasto al pubblico, va in scena l’apocalisse dell’amore, giunto inevitabilmente al suo capolinea. Mentre l’ologramma di Coltrane, mandato sullo sfondo durante lo spettacolo, ne scandisce il ritmo spremendo il caos dal suo strumento, l’autore lo fissa sulla carta sottoponendoci a cambi repentini di registro e di atmosfere. Dai toni grotteschi – molto divertenti – del capitolo dedicato alla Donna Barbuta, si passa a quelli agghiaccianti della storia del Ragazzo-Verme; dall’abbondanza splatter di Vivien Duemila Chili si scivola nelle note malinconiche soffiate da Juliet e Martial, simbolo di un amore ormai saturo, fino a raggiungere una vetta più raffinata – ambiziosa e coraggiosa allo stesso tempo – con la struggente storia di Maël, il Clown a Due teste. Se tutta la parte che precede colpisce allo stomaco e al cuore, qui viene chiamata in causa anche la mente, non solo perché la vicenda di questo personaggio ha un retrogusto freudiano, ci parla di una sessualità schizoide, che rompe gli schemi, e di un profondo conflitto interiore, ma perché il caos in atto nella sua testa si esprime attraverso una fitta serie di rimandi letterari e artistici che ci invitano ad andare oltre il racconto, a frugare in un quadro di Ingres, in un romanzo di Oscar Wilde o di Burroughs, nella poesia di García Lorca, in una pièce teatrale di Tennesee Williams… Un viaggio allucinante nella sua lucidità in cui i confini di genere saltano definitivamente per cedere il passo alla Letteratura. (...) Leggi la recensione completa sul Flauto di Pan Acquista la tua copia
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